Decano Don Calogero Di Vincenti




Il Decano don Calogero Di Vincenti nacque a Bisacquino il 6 febbraio 1925 da umile e sana famiglia di lavoratori che lo educò moralmente e religiosamente e che coltivò con amore la sua primaria vocazione al sacerdozio. Sin da bambino, fu simpatico alla gente, oltre per il suo carattere socievole, per la passione alla vita religiosa, tanto che un artigiano del tempo, visto il suo affetto per gli oggetti religiosi, gli regalò un piccolo modellino in legno della Vara, una grande cappella in legno scolpito, custodita nella Chiesa Madre di Bisacquino. Dopo gli studi elementari svolti nel paese natio, frequentò le prime tre classi del ginnasio presso l’Istituto Guido Baccelli di Corleone e nel settembre del 1939 entrò nel seminario Arcivescovile di Monreale, dove si distinse per gli studi classici prima e per quelli teologici successivamente, accompagnando le sue acquisizioni e le sue intuizioni con tale entusiasmo che ne infiammava profondamente tutti i seminaristi. Da segnalare ed apprezzare in questo periodo i sacrifici del padre Giuseppe che, per l’amore affinché il figlio realizzasse il suo sogno, viaggiava ogni due settimane, con un carro trasportato da un mulo da Bisacquino a Monreale per andare al Seminario. Occorrevano due giorni di viaggio e la strada che si doveva percorrere era infierita da anofele della malaria; inoltre in quei periodi di carestie queste strade solitarie erano battute da banditi che rubavano e saccheggiavano senza alcuna pietà. Da sempre il decano don Calogero Di Vincenti nutrì grande ammirazione e seguì la scia di Monsignor Giovanni Bacile allora decano – arciprete di Bisacquino; e questi coltivò le sue doti di apostolo fervente e lo stimò per la fermezza del carattere e per l’apertura sempre generosa al sociale. Ordinato sacerdote il giorno 4 aprile 1948 a Monreale dall’Arcivescovo Mons. Eugenio Filippi, celebrò a Bisacquino la sua prima messa una settimana dopo, in un tripudio di folla osannante. Subito dopo fu nominato vice – parroco della Chiesa Madre di Cinisi, dove fece la sua prima esperienza pastorale sino all’ottobre del 1949. Dal 1° novembre 1949, costituitasi in Montelepre la nuova  parrocchia di Santa Rosalia, ne fu il primo parroco, in tempi veramente calamitosi, poiché era stato imposto il coprifuoco da parte dello Stato Italiano contro la banda di Salvatore Giuliano. Per circa tre anni fu il sostegno vigoroso e il rifugio delle speranze dei poveri, dei sofferenti, di quanta l’umana tragedia colpiva con lutti e rovine. Attirò a se le nuove generazioni che educò nelle organizzazioni cattoliche al culto della verità ed alla pratica dell’amore al prossimo ed alla pace cristiana. Il 23 marzo 1952 fu nominato decano – arciprete della Chiesa Madre “San Giovanni Battista” di Bisacquino, dove spese per venticinque anni, sino alla morte, tutte le sue energie per la Chiesa e per il popolo. Aperto alle esigenze dei giovani e della comunità sollecitò da vero protagonista le amministrazioni comunali della zona e gli organi provinciali e nazionali per l’istituzione in loco di un Istituto Superiore Tecnico Commerciale e successivamente per aprire nuove possibilità di studio ai giovani di Bisacquino ed a quelli dei paesi vicini fece istituire un Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura G. P. Ballatore. All’atto dell’istituzione di questi due istituti fu nominato prima in uno e poi in un altro fiduciario ed insegnante di religione. Nella sua opera di assistenza ai giovani, in mezzo ai quali spendeva larga parte della sua giornata, li educò con il suo franco e leale sorriso alla gioia ed alla verità. Per lunghi anni fu rettore del Santuario della Madonna del Balzo. Fu vivace assertore della necessità di una strada di collegamento tra Bisacquino e il Santuario e del ripristino della vecchia “Via Sacra”, per questa opera lavorò con solerzia e pazienza sino ad ottenere dai competenti organi regionali finanziamenti e realizzazioni. Si deve a lui se il devoto a piedi scalzi, per voto, può oggi raggiungere il Santuario e sempre a lui si deve se le automobili possono avere accesso sino alla porta del Santuario. Tutto ciò solo per genuino spirito di servizio alla comunità, come egli ispirava continuamente. Grande impegno e costante lavoro dedicò all’Azione Cattolica, specie quella giovanile, la cui attività affiancava con campeggi e gite. Scopritore e formatore delle vocazioni religiose, avviò al Seminario numerosi giovani che oggi sono già sacerdoti, tra i quali il fratello Lino e il cugino Calogero. Fu sempre instancabile oratore sociale. E’ memorabile il suo impegno nel sollecitare gli Amministratori Comunali del Corleonese per l’inclusione dei Comuni della zona nella legge di finanziamento della ricostruzione delle case danneggiate dal terremoto del 1968. E la legge venne. Al turismo locale diede vigoroso impulso ottenendo con paziente tenacia la costituzione di una Pro Loco che assistette per diversi anni con consigli, con spirito di organizzazione e con appoggi morali e materiali, ripristinando forme tradizionali di folclore già dimenticate. Si preoccupò della restaurazione della Chiesa Madre, gravemente danneggiata dal terremoto del 1968, ma la morte lo colse prima che i frutti del suo lavoro potessero essere colti. Anni prima aveva realizzato la traslazione della salma del venerato Monsignor Giovanni Bacile nella Chiesa Madre predisponendo uno splendido sarcofago di pregiati marmi. Alla fine del 1976 aveva realizzato il sogno dell’installazione di una radio libera al Santuario della Madonna del Balzo con il nome di Radio Monte Triona. Alle ore 16 del 23 febbraio 1977 aveva tenuto una rubrica religiosa alla radio del Santuario; subito dopo venne portato a casa con evidenti segni di affaticamento. Due ore dopo intorno alle ore 19.00, lo colse la morte all’età di cinquantadue anni. Lasciò in tutta la comunità il vivo ricordo con unanime rimpianto.   




Decano Don Lino Di Vincenti



Decano Don Lino Di Vincenti

Girando per le vie del centro storico di Bisacquino, caratterizzato da strade strette, vicoli e cortili, si vedono ancora i segni di generazioni passate che vi hanno vissuto. Nelle vie del centro storico, allora abitava gran parte della popolazione, erano case antiche, la cui storia si leggeva tra quelle mura. In una di queste case, in via Savoca, nacque, il 22 luglio del 1936, il sacerdote don Pasquale Di Vincenti, conosciuto, generalmente, con il nome di Lino.  I genitori Giuseppe Di Vincenti e Giuseppina Giovinco hanno già, quattro figli: Antonino, Calogero, Maria e Luigi.

Nel mese di ottobre del 1939, il fratello Calogero entra nel seminario arcivescovile di Monreale, ed il 4 aprile del 1948, nella cattedrale di Monreale, riceve l’ordinazione sacerdotale dalle mani di Monsignor Ernesto Eugenio Filippi. La prima assegnazione per don Calogero, è come cooperatore parrocchiale della chiesa madre di Cinisi, dedicata a Santa Fara, dove va ad abitare anche lui, che inizia a frequentare la scuola media.

Il 24 agosto del 1941, muore all’età di 61 anni, l’arciprete di Bisacquino, il decano Giovanni Bacile; alla cui scuola, il fratello Calogero aveva maturato la sua vocazione sacerdotale. Mons. Giovanni Bacile ha il merito di avere fatto costruire la cupola della Matrice.

Sono anni difficili e di povertà per la popolazione locale a causa della guerra.

Il primo novembre del 1949, il fratello Calogero, è nominato parroco della parrocchia Santa Rosalia nel paese di Montelepre, dove anche lui va ad abitare. A Montelepre allora vigeva il coprifuoco, in quanto era stato istituito il “Comando forze repressione banditismo", contro la banda di Salvatore Giuliano, a seguito della strage di Portella delle ginestre. Sono gli anni in cui i contadini rivendicano una diversa distribuzione delle terre coltivabili da parte dello Stato.  

Nel 1950, muore la madre Giuseppina Giovinco, a soli cinquantadue anni d’età. Nel periodo di Montelepre, matura la decisione di entrare in seminario.  

Il nove febbraio del 1952, il fratello Calogero, è nominato Arciprete - decano di Bisacquino da Monsignor Francesco Carpino divenuto Arcivescovo di Monreale nel 1951.

A causa della mancanza di lavoro in paese, alcune famiglie emigrano in America, di più in Venezuela e negli Stati Uniti.

Il 19 agosto del 1956, il corpo di Monsignor Giovanni Bacile è portato in processione dal cimitero di Bisacquino in chiesa madre, dove viene allestito un sepolcro con marmi pregiati, nella cappella della Madonna di Lourdes.

Gli anni del seminario trascorrono sotto la guida di preparati insegnanti, tra i quali i bisacquinesi Monsignor Pasquale Bacile e Monsignor Giuseppe Petralia, divenuti poi vescovi. Assieme allo studio e alla preghiera ci sono dei momenti ricreativi come il gioco al calcio.

Tra gli incarichi che gli vengono affidati in seminario, vi è quello di cerimoniere e in alcune celebrazioni di cerimoniere della cattedrale, per le sue attitudini all’ordine, alla puntualità e alla precisione.

Nel 1960, a seguito di una partita di calcio giocata a San Martino delle Scale, subisce un serio infortunio che gli causa la rottura del menisco.

Il 13 agosto del 1961, riceve l’ordinazione sacerdotale da Monsignor Corrado Mingo, nella Chiesa Madre di Bisacquino. Si tratta della prima ordinazione in arcidiocesi del nuovo arcivescovo, insediatosi il 29 giugno. Il 13 di agosto, è una data particolare per la gente di Bisacquino, in quanto è l’antivigilia della festa in onore alla Madonna del Balzo.

Nel mese di settembre, gli viene assegnata la prima destinazione, Chiesa Madre di Terrasini; vice parroco di Monsignor Antonino Finazzo.

Terrasini sorge nell’incantevole Golfo di Castellamare, da cui ne deriva il nome. Terrasini come tutti i posti di mare è composto da numerosi pescatori. Spesso viene invitato a partecipare a delle pesche in barca.

Nel mese di settembre del 1962, è nominato vice parroco della parrocchia matrice San Martino di Corleone, guidata dal Decano Emanuele Catarinicchia, poi vescovo e in complemento, parroco di Borgo Schirò. A Corleone, comincia la sua missione, dai giovani dell’Azione Cattolica, recuperando alcuni locali della parrocchia. La sua azione pastorale, rende partecipi, quasi tutti i ragazzi del paese, coinvolgendoli in gare sportive come il calcio. Convinto assertore che lo sport potesse svolgere un ruolo fondamentale nell’educazione dei giovani.

Nella provincia di Palermo è in corso la prima guerra di mafia, per questo il giornalista della Rai Gianni Bisiach, nel marzo del 1962, si reca a Corleone, per fare delle riprese.  

Nel settembre del 1966, viene nominato vice parroco della parrocchia Matrice di Bisacquino, guidata dal fratello Calogero. Inoltre, continua ad essere parroco di Borgo Schirò. Insegna religione all’Istituto Agrario di Bisacquino.

In questo periodo cominciano le emigrazioni della popolazione locale, nel nord Europa, di più i Bisacquinesi vanno a vivere in Germania, in Svizzera e in Francia. Altri nel nord Italia.

 A Bisacquino il fratello Calogero nel 1964, aveva fondato un istituto pubblico superiore agrario G. P. Ballatore e nel 1965, un altro istituto pubblico superiore di ragioneria.

Bisacquino è un paese povero, per studiare alle scuole superiori, bisogna andare a Palermo, con dei costi, che la maggioranza delle famiglie non può sostenere.

Nel 1967, si iscrive, all’unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes UNITALSI, accompagnando, in alcuni pellegrinaggi, degli ammalati siciliani, anche bisacquinesi, a Lourdes. In questo periodo si ordina sacerdote il primo cugino Calogero Giovinco.

Nel 1968 hanno inizio i lavori di costruzione dell’edificio scolastico dell’istituto Agrario, in contrada Crocilla.

Nel mese di gennaio del 1968, un sisma di notevole intensità, provoca il crollo di alcuni paesi nella valle del Belice, con tante vittime. A Bisacquino vi sono solo dei danni materiali, come quelli subiti dalla Chiesa Madre; per cui viene chiusa al culto.

Il 22 ottobre 1970, consegue la licenza in Sacra Teologia alla Pontificia Università Lateranense di Roma. In questo stesso anno muore il padre Giuseppe.

Nel mese di settembre dell’anno 1971, è promotore della fondazione di una squadra di calcio a Bisacquino, che viene iscritta al campionato federale, iniziando dalla terza categoria. Sede della squadra è il circolo di Azione Cattolica. Per la squadra indica il nome di Unione sportiva bisacquinese Valerio Bacigalupo, in ricordo del portiere del Torino, morto insieme all’intera squadra, nella tragedia di Superga del 4 maggio 1949, per un incidente aereo. Il Torino del 1949, fu proclamato campione d’Italia, mancando quattro giornate dalla fine del campionato, in quanto era capolista, pur non avendo ancora la certezza matematica del titolo. Gli avversari di turno, così come la stessa squadra granata, schierarono le formazioni giovanili nelle restanti partite.

La unione sportiva bisacquinese negli anni successivi raggiunse la promozione in seconda categoria. Si crearono anche delle squadre minori, come la squadra primavera e quella Juniores a supporto. Dei calciatori che si susseguirono nel corso degli anni, un buon numero divennero insegnanti di educazione fisica. I calciatori non ricevevano alcuno stipendio, giocavano per il merito. Sempre in quegli anni, organizza, i giochi olimpici della gioventù, con le più importanti discipline sportive, a seguito di un finanziamento del Coni. La fiamma olimpica venne accesa in cima alla fontana della piazza. Vennero coinvolti tutti i ragazzi del paese, divisi in quartieri, anche i piccoli parteciparono a dei tornei di calcio, che si svolsero al campo sportivo Crocilla.

Sono gli anni in cui in paese vi è anche una ripresa economica, cominciano ad arrivare nelle case i primi elettrodomestici. Adesso la televisione comincia ad essere accessibile a tutti.

Nel 1973 il fratello Calogero fonda la Pro Loco di Bisacquino, coadiuvato dall'Avvocato Lorenzo Alesci e da altri cittadini.

Il 7 di luglio del 1974, muore il fratello maggiore Antonino, all’età di cinquantadue anni, sposato con Maria Assunta Scaturro e che ha due figli Giuseppe e Saverio.

Sempre nel 1974 si espongono al circolo cattolico, dei progetti elaborati dai tecnici del Coni, in quanto si vuole realizzare una cittadella dello sport in contrada Catrini, con numerosi impianti sportivi; ma probabilmente, per la malattia che alcuni mesi dopo, riguarderà il decano Calogero Di Vincenti, la cittadella non viene realizzata.

Nel 1975 Don Calogero Di Vincenti pubblica il libro Canti Popolari Bisacquinesi.

Il 23 febbraio del 1977, muore di sera, per un infarto, all’età di cinquantadue anni, il decano don Calogero Di Vincenti.

Il 23 ottobre del 1977, don Lino Di Vincenti è nominato Decano – Arciprete di Bisacquino, con la celebrazione di nomina, che si svolge nella chiesa della Madonna del Carmine, presieduta dall’Arcivescovo Monsignor Corrado Mingo.

Il giorno 11 marzo 1978, Monsignor Corrado Mingo, lascia la guida dell’arcidiocesi di Monreale, per raggiunti limiti di età, al suo posto viene nominato Monsignor Salvatore Cassisa.

Il fratello Calogero, era riuscito ad ottenere un contributo dallo Stato per mettere in sicurezza la chiesa madre, ma i lavori erano bloccati, in quanto le colonne realizzate in cemento armato dai tecnici, dovevano essere di dimensioni minori secondo la Soprintendenza. Superata questa inconvenienza, dopo i lavori di ripristino, il 1° maggio del 1980, fu possibile riaprire la chiesa al culto, con una cerimonia religiosa. Il tre maggio successivo, dopo dodici anni di assenza, si svolse la processione del Crocifisso, con l’uscita della Vara e di altre trentuno statue.

Il 18 maggio del 1980 morì, Monsignor Corrado Mingo, era stato a Bisacquino sia per il primo maggio, così anche per la festa del tre maggio, celebrando la messa di mezzogiorno.

Nell’anno 1977, il decano don Lino Di Vincenti è nominato dal provveditore agli studi di Palermo, fiduciario dell’Istituto tecnico commerciale; quando nel 1978, l’istituto diventa autonomo dal Francesco Ferrara di Palermo, vi esercita l’incarico di vice preside e di insegnante di religione, sino al 2001. Per la scuola spende le migliori energie, è una creatura quasi sua, per averla ereditata dal fratello Calogero, cui era profondamente legato. Tanti gli obiettivi raggiunti di concerto con gli altri responsabili della scuola, in particolare con il preside Pasquale Oddo, come l’istituzione di un istituto per geometri con una sede anche a Prizzi e in seguito la realizzazione di un istituto comprensivo con vari indirizzi: Tecnico Commerciale, Agrario con sede anche a Corleone, Geometra, Alberghiero e linguistico dedicato a Don Calogero Di Vincenti. Il 6 aprile del 1995, viene inaugurato il nuovo edificio scolastico in via Salerno, progettato dalla scuola, realizzato con i finanziamenti pubblici. Istituisce una borsa di studio per la scuola, che dedica al fratello Calogero. Dona insieme alla famiglia dei mobili, in legno, di pregio per la presidenza. Quasi ogni anno, accompagna gli studenti nelle gite scolastiche di fine anno.

Nel 1982 è il promotore e il presidente di una cooperativa per la costruzione di ventotto alloggi in contrada Serronello, con i fondi regionali a credito agevolato. Dopo alcuni anni i lavori sono ultimati, vi abitano circa cento persone. Il 22 febbraio del 2015, a causa di una frana, dieci alloggi subiscono dei seri danni, tra questi anche il suo, per questo dalle autorità competenti è firmata una ordinanza di sgombero. I lavori di ripristino saranno ultimati il 19 giugno dell’anno 2020.

Nel 1982 istituisce la congregazione femminile dell’Addolorata, seguiranno la congregazione femminile Maria Santissima delle Grazie, quella delle Sacramentine, la congregazione femminile Maria Santissima del Balzo e Santa Rosalia e la congregazione maschile Maria Santissima del Balzo e San Luigi. La costituzione di queste nuove congregazioni, che superano, alcune più di cento congregati, assieme a quelle già esistenti, garantiscono che in ogni chiesa della parrocchia, vi sia un’associazione che si adoperi sia per mantenerla in buono stato, sia perché possa essere luogo di incontro quotidiano. Con le congregazioni femminile e maschile di San Francesco di Paola organizza due pellegrinaggi nella città di Paola in Calabria.

Frequenta, quasi, giornalmente, il circolo di azione cattolica in piazza Triona, fondato dal fratello Calogero e da lui adesso guidato, composto in prevalenza da adulti. La domenica pomeriggio spiega i passi del vangelo del giorno. Tutti i rami dell’Azione Cattolica hanno dei tesserati. I giovani del circolo, sono allo stesso tempo partecipi, delle trasmissioni alla Radio Monte Triona, fondata il 13 dicembre del 1976 dal fratello Calogero, al Santuario della Madonna del Balzo. La radio verrà chiusa nel 1990.

Particolare attenzione dedica alle tradizioni religiose, in questa direzione va, l’istituzione della processione del Corpus Domini, anche nei quartieri Crocilla e Grazia.

Nel 1986 fonda, una casa di riposo per anziani, ancora in attività, poiché non ve ne erano in paese, alla quale dà il nome di Opera Pia Madonna delle Grazie, con sede nel convento della Madonna Grazie, in Corso Umberto, al civico 55; ospiterà, generalmente. più di venti anziani; assistiti dalle suore dell’ordine Madre Teresa Cortimiglia e di personale del posto. Grazie a dei finanziamenti pubblici, i locali del convento, donati circa cento anni prima dal decano Giovanni Scavotto, vengono ristrutturati.

Nel mese di gennaio del 1987, Monsignor Salvatore Cassisa, su invito dei sacerdoti bisacquinesi, Ignazio Pizzitola, Lino Di Vincenti, Vincenzo Spata, Nicolò Lo Voi e Gaetano Milazzo apre la Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Monsignor Giovanni Bacile. Il giorno 3 febbraio del 2015, il decano Giovanni Bacile viene proclamato venerabile da papa Francesco; Monsignor Giovanni Bacile fu un sacerdote, che si distinse per povertà, per integrità morale e perché dedicò la sua vita per le necessità dei poveri del paese, che allora erano tanti.

Nella notte del 28 dicembre del 1988, don Lino Di Vincenti ha un infarto, per cui occorrerà un’operazione chirurgica al cuore, con 4 by pass, in un ospedale di Catania.

Il 27 dicembre del 1990, muore il fratello Luigi, sposato con Dorangricchia Giorgia, ha due figli, Giuseppe e Francesca.

Il 24 agosto del 1980 viene inaugurata una porta di bronzo al Santuario, autore dell’opera è l’architetto Giuseppe Marino, benefattori sono dei bisacquinesi emigrati in Venezuela: Pasquale Rogato, Antonino Palmieri, Francesco Noto, Saverio Bacile, Francesco Bacile, Francesco Ceravolo, Michele Reina, Giuseppe Reina, Antonino Zito, Saverio Di Giorgio, Giuseppe Porcarello, Calogero Verde e Mario Gucciardi.

L’otto agosto 1987, viene inaugurata una seconda porta di bronzo al Santuario, opera dell’architetto Giuseppe Marino; a farne dono sono i coniugi Venezia Giuseppe e Paneduro Concetta e le figlie Rosaria e Maria.

Grazie ad una legge che uscì nell’anno 2000, che prese appunto il nome il nome di Agenda 2000, procedette a fare realizzare dei progetti, per dei lavori di rafforzamento delle fondamenta, di ripristino, di conservazione e di abbellimento del Santuario. Il progetto venne approvato grazie all’intervento dell’Onorevole Nicolò Nicolosi. Inoltre la famiglia di Giuseppe Margiotta (metis) donò il portone in ferro battuto dell’ingresso del convento.  

Il 16 novembre del 1992, morì, frate Antonio Ferlisi, che per 56 anni aveva vissuto da eremita al Santuario, facendo voto di povertà. Conosciuto come il santo frate dei bisacquinesi. Sempre nel 1992 don Lino Di Vincenti scrisse un libro dal titolo Maria Santissima del Balzo.

Nell’anno 2003/2004 si restaurano le tre tele dell’altare centrale del Santuario della Madonna del Balzo, progetto promosso dal Rotary Club di Corleone, che finanzia il restauro della tela maggiore, quella detta del “miracolo”; per quanto riguarda le due tele laterali, il restauro viene finanziato dalla professoressa Maria Concetta Scaduto, moglie del Dottor Giuseppe Baldanza e dai figli Mariella e Rosario. Successivamente la famiglia Baldanza, finanzierà il restauro delle tele laterali, quella della Madonna col Bambino ed i Re magi e quella di Santa Rosalia. Inoltre il dipinto raffigurante San Luigi Gonzaga e San Gaetano da Thiene e di Sant’Ignazio da Loyola. Per l’occasione viene pubblicato il libro di Antonio Giuseppe Marchese dal titolo: I dipinti settecenteschi della Madonna del Balzo. Studi e restauri in memoriam di Giuseppe Baldanza (1920 – 2007). Nel mese di agosto del 2009, viene collocato nella Chiesa del Santuario della Madonna del Balzo, restaurato con fondi della CEI, del Santuario e dei fedeli, l’organo a canne realizzato da Pietro Lungaro nel 1858.

Istituisce una borsa di studio per il Seminario che dedica al fratello Calogero.

Don Lino Di Vincenti quasi ogni anno organizza dei pellegrinaggi mariani, coinvolgendo ogni anno circa cinquanta bisacquinesi delle varie fasce della popolazione. Di più nei santuari di Lourdes e di Loreto.

Il 26 giugno del 1997, nel centenario della morte, per sua iniziativa, la tomba del decano Giovanni Scavotto, è abbellita da splendidi marmi in granito di colore grigio. Stimato dai bisacquinesi, per volontà della gente comune, era stato sepolto al primo posto del cimitero. Per sua volontà nella nuda terra. 

Il 10 agosto del 1997 si inaugura in Matrice, finanziato dal distretto scolastico 11/49 di Corleone, l’archivio storico della parrocchia, ordinato dal professore Giuseppe Schirò, con documenti a partire dal 1552. Per l’occasione viene pubblicato un opuscolo dal titolo: L’archivio storico della parrocchia matrice “San Giovanni Battista” di Bisacquino a cura del decano don Lino Di Vincenti.

Il 30 novembre del 1997 nel 350° anno, della bolla di costituzione, si ricostituisce il Capitolo della Collegiata San Giovanni Battista con sede nella Chiesa Madre, si insedierà, il 3 maggio del 2001, approvato dall’ Arcivescovo di Monreale Mons. Pio Vittorio Vigo, su indicazione del vicario generale Monsignor Vincenzo Noto.

Nel 2007, vengono restaurati, il dipinto dell’altare maggiore della Chiesa Madre, Madonna del Paradiso di Gioacchino Martorana e quello dell’ingresso con la Madonna e San Gaetano, entrambi della seconda metà del 1700.

Il 23 febbraio del 2008, si termina il restauro, dell’organo a canne della Chiesa Madre di Bisacquino, realizzato tra il 1861 e il 1877 da Antonino Ragonese. Il restauro viene eseguito, per volontà del Vice Presidente della provincia Giuseppe Colca. Sempre a cura della provincia regionale di Palermo e pubblicato il volume dal titolo: Il restauro dell’organo storico della Chiesa San Giovanni Battista in Bisacquino a cura di Rosa Di Liberto e Maurizio Rotolo.

Il 23 febbraio 2009 viene presentato nella Chiesa Madre di Bisacquino, il volume del Dottore Antonio Giuseppe Marchese, La Chiesa Madre di Bisacquino - Artisti, maestranze e committenti dal Cinquecento al Settecento, con prefazione di Piero Longo e Don Pasquale Di Vincenti. Patrocinato dall’Arcipretura San Giovanni Battista.

Nel 2002, la famiglia Di Vincenti fa costruire a sue spese, un altare in marmo bianco pregiato, costruito dalla ditta Calcara di Campofiorito che dona alla chiesa madre.

Il 18 ottobre del 2003, è nominato da Monsignor Cataldo Naro, Vicario della forania di Bisacquino.

Nel mese di ottobre del 2012, all’età di settantasei anni, lascia la guida dell’arcipretura San Giovanni Battista, rimanendo rettore della Chiesa Madonna delle Grazia. In questa occasione, dona alle famiglie del paese il libro del dottore Giuseppe Marchese sulla Chiesa Madre. Nella chiesa della Madonna delle Grazie, a sue spese fa collocare un impianto elettrico per l’uso delle campane.

Muore la notte del dodici febbraio dell’anno 2020. I funerali si svolgono il giorno successivo in Chiesa Madre, celebrati da Monsignor Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale e vengono trasmessi in diretta da Radio Antenna Bisacquino. Vi partecipano più di tremila persone. I discorsi ufficiali sono tenuti dal sindaco di Bisacquino professore Tommaso di Giorgio, dall’arciprete decano di Bisacquino Monsignor Rosario Bacile, dal vice preside dell’Istituto Comprensivo Don Calogero Di Vincenti professore Francesco Maniscalco, dal professore Salvatore Caronna responsabile delle congregazioni del paese, dalla corista Marisa Mansella della schola cantorum della parrocchia e dal nipote Giuseppe Di Vincenti.  Il corteo, si muove dalla piazza Triona accompagnato dal corpo bandistico città di Bisacquino che esegue la marcia funebre di Friderick Chopin.



 















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